
La nuova proposta europea per proteggere i minori online, nota come “Chat Control”, viene presentata come uno strumento necessario per combattere la pedopornografia. Ma dietro la retorica della protezione dei ragazzi, si nasconde un rischio ben più grave: la sorveglianza di massa dei cittadini e un lucroso affare per potenti lobby.
Il “Chat Control” prevede la scansione dei messaggi privati prima della crittografia end-to-end, trasformando ogni smartphone in una macchina potenzialmente sorvegliata. La sicurezza delle comunicazioni private non sarebbe più garantita e ogni cittadino diventerebbe automaticamente un sospetto. Non è protezione: è controllo.
Esperti di crittografia e organizzazioni per i diritti digitali hanno lanciato l’allarme: la misura apre a possibili abusi, violazioni della privacy e vulnerabilità tecniche sfruttabili da hacker e governi autoritari.
Dietro la legge si muove una rete di lobbying molto influente. L’ONG Thorn, fondata da Ashton Kutcher e Demi Moore, ha partecipato attivamente alla redazione della proposta e vende software di scansione basati su intelligenza artificiale alle agenzie europee. Il suo ruolo solleva dubbi sulla trasparenza e sui conflitti di interesse: proteggere i minori non può diventare un’opportunità di profitto.
A supporto di Thorn ci sono società di lobbying come FGS Global, che hanno ricevuto centinaia di migliaia di euro per promuovere la legge all’interno delle istituzioni europee. La normativa appare così più un prodotto delle lobby che un vero strumento di protezione dei ragazzi.
Più di 500 criptografi hanno denunciato che il “Chat Control” minaccia la sicurezza digitale dei cittadini, definendolo una misura “pericolosa e inefficace”. Non solo le piattaforme rischierebbero di essere sommerse da falsi positivi, ma la privacy dei cittadini comuni diventerebbe un privilegio per pochi.
Il veto tedesco ha temporaneamente bloccato la legge, ma la pressione delle lobby resta alta. Senza una resistenza pubblica forte, il progetto potrebbe riaffiorare con modifiche minime, continuando a mettere a rischio i diritti fondamentali degli europei.
Il “Chat Control” non è la salvezza dei minori, ma un pericolo concreto per la privacy di tutti e un affare per lobby potenti e influenti. I cittadini devono essere consapevoli: proteggere i ragazzi non può significare sacrificare libertà e sicurezza.
La legge dovrebbe essere rivista, con misure che rispettino i diritti digitali, senza trasformare ogni messaggio privato in uno strumento di sorveglianza.
Apr news
Andreja Restek
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