La società tedesca Rheinmetall, famosa per armi e sistemi di difesa, ha annunciato ambiziosi piani di crescita: entro il 2030 punta a raggiungere 50 miliardi di euro di ricavi all’anno, cinque volte il fatturato previsto per il 2024, pari a circa 9,8 miliardi di euro. L’azienda punta anche a una maggiore redditività, con profitti che superano il 20% dei ricavi, e a trasformare in denaro disponibile più della metà dei guadagni ogni tre anni.
Obiettivi per 2030
Armi e Munizioni: 14‑16 miliardi di euro, margini 29‑31%
Veicoli Militari: 13‑15 miliardi, margini 13‑15%
Tecnologia Digitale: 8‑10 miliardi, margini 17‑19%
Difesa Aerea: 3‑4 miliardi, margini 24‑26%
Navale: circa 5 miliardi, margini superiori al 15%
La produzione di munizioni crescerà da 1,1 milioni di proiettili da 155 mm nel 2027 a 1,5 milioni entro il 2030. Per il 2025, Rheinmetall prevede una crescita delle vendite del 25‑30%, con la difesa in aumento del 35‑40% e i ricavi civili stabili. Il margine operativo stimato è di circa 15,5%, con una conversione in cassa superiore al 40%. Gli ordini già confermati dovrebbero raggiungere circa 80 miliardi di euro quest’anno.
Questi numeri impressionanti portano a una domanda importante: a chi conviene davvero la pace? Rheinmetall guadagna di più quando le tensioni e i conflitti aumentano, mentre chi paga il prezzo più alto sono le popolazioni coinvolte. La crescita record dell’azienda pone quindi un interrogativo etico non da poco: chi beneficia realmente da guerre e conflitti?
Apr news
Andreja Restek
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