Triplicano gli affari dell’industria bellica americana

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La paura di un conflitto regionale in medioriente sta via via crescendo sulle pagine dei giornali e nella retorica dei politici. Le componenti ci sono tutte. Dalla crisi siriana (con annesse armi chimiche) al contrasto Iran-Israele sul nucleare dagli strascichi della primavera araba all’instabilità di Palestina e Libano. La paura di questo tipo di conflitto, tuttavia, sta diventando una vera e propria gallina dalle uova d’oro per l’industria bellica americana.
Secondo uno studio del Congress Research Service, gli Stati Uniti, primo esportatore di armi al mondo, stanno aumentando a dismisura le proprie vendite di materiale bellico diretto proprio verso i paesi mediorientali. In un anno, l’industria bellica americana ha visto triplicare il proprio volume di affari. Se nel 2010 gli Usa avevano fatto accordi per la vendita di armi al resto del mondo per 21,4 miliardi di dollari, l’anno scorso questo valore è arrivato alla cifra record di 66,3 miliardi.
Gli Stati Uniti controllano il 77,7% del mercato globale delle armi annientando il resto dei contendenti. La Russia controlla il 5,6%, la Francia il 5,1% e la Cina il 2,5%. L’espansione del mercato americano delle armi nel corso degli anni 2000 è stato stupefacente. Basti pensare che nel 2004 gli Stati Uniti controllavano “solo” il 29,3% del mercato bellico globale
Ad aiutare la scalata americana ai vertici della vendita globale di armi c’è proprio la paura di un conflitto regionale in Medioriente. Non a caso, a guidare la classifica dei più accaniti compratori di armi americane tra i paesi in via di sviluppo c’è l’Arabia Saudita, fido alleato statunitense nel Medioriente. Nel 2011 Riyad ha concluso accordi per l’acquisto di materiale bellico per 33,4 miliardi di dollari.
Altri accaniti possessori di armi made in Usa sono gli Emirati Arabi Uniti (4,5 miliardi di dollari nel 2011), che controllano insieme all’Iran lo stretto di Hormuz, e l’Oman (1,4 miliardi di dollari), paese posto all’ingresso del Golfo Persico.
Se a ciò si aggiunge il controllo militare americano dell’Iraq e dell’Afghanistan e la storica alleanza con Israele, si capisce come l’Iran possa soffrire di sindrome da accerchiamento negli ultimi tempi.

APR news
F ibt di D.S.



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