“Di fronte alle minacce e ai rischi alla nostra sicurezza nazionale a causa della crisi in corso in Siria”, “è stato deciso di chiedere formalmente alla Nato che la nostra difesa aerea nazionale venga rafforzata con il sostegno di elementi della difesa aerea alleata”. Così il governo turco ha annunciato la decisione di chiedere alla Nato il dispiegamento di missili Patriot sul suo territorio. La richiesta è stata confermata dal segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen. All’interno dell’Alleanza, solo Usa, Germania e Olanda dispongono di Patriot nel proprio arsenale.
Sia Germania che Olanda sono d’accordo a dare il “sostegno a un paese della Nato in un momento di bisogno”. Tutto ciò non si significa che verrà imposta una no-fly zone sul territorio siriano, come richiesto più volte dai gruppi di opposizione contrari al governo di Bashar Assad. I Patriot hanno un raggio di circa 160 chilometri e possono arrivare a 24mila metri di altitudine. Secondo il quotidiano turco Milliyet i missili Nato servirebbero invece a creare in Siria una zona di esclusione aerea e ad aiutare così i ribelli a occupare un’area dal confine ad Aleppo, all’ombra dei missili Nato. È quello che sembra temere Mosca, che ha definito «allarmante una militarizzazione del confine turco-siriano».
ll ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov ha chiamato il segretario Nato, Anders Fogh Rasmussen per esprimergli la «preoccupazione» di Mosca. «Ogni accumulo di armi crea il rischio che una provocazione possa scatenare un conflitto armato grave», ha avvertito.
Le batterie Patriot potrebbero arrivare verso metà dicembre.
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