Nella guerra geopolitica che si sta combattendo intorno all’Ucraina c’è un qualcosa che nonostante tutto cerca di farsi strada e, in qualche modo, riesce a giungere al mondo distratto dalle immagini dei soldati nelle tenute da guerra e dei morti sulle barricate: questa cosa si chiama arte. Tra due piazze in Ucraina, quella ormai tristemente famosa di Maidan a Kiev e quella della più recente cronaca, di Simferopoli in Crimea, c’è un filo conduttore che le unisce in maniera virtuale. Girando nella piazza di Maidan, piena del fumo proveniente dalle cucine da campo che preparano il cibo per chi presidia le barricate e per i passanti, in mezzo a tantissime tende sparse dappertutto, negozi chiusi diventati dormitori e centri di reclutamento, sedi di diverse associazioni e magazzini di molotov, arrivano i suoni della musica, da un pianoforte che suona Verdi e Mozart in mezzo alle barricate, catturando la gente che passa. Dipinto con i colori della bandiera ucraina e suonato da un anziano signore e dalla sua giovanissima allieva, esso trasmette la speranza di pace e di un futuro migliore, ma allo stesso tempo ricorda un passato che non bisogna dimenticare, perché, come raccontano gli ucraini, “per quanto sia duro e triste è parte del nostro popolo e della nostra cultura.” Questo pianoforte riesce a dimostrare che la musica non si può fermare, che per l’arte e la bellezza non esistono frontiere né limiti. Le due piazze, tanto diverse tra loro ma nello stesso tempo molto simili, sono legate fra loro dalla scintilla dell’arte. In entrambe si incontrano persone che dipingono, suonano, e che con la propria arte desiderano inviare messaggi di pace al mondo. In piazza Maidan a Kiev c’è un grande murales dove ogni persona che passa aggiunge, disegnandolo, il proprio contributo di speranza che simboleggia un sogno per la nuova Ucraina. Nella piazza di Simferopoli in Crimea, dove già da lontano si sentono vibrare nell’aria le note forti e decise della vecchia musica sovietica, c’è uno studente dell’Accademia di Belle Arti che spera che il suo disegno arriverà ai cuori più feriti e più duri da scalfire. Certamente le battaglie, gli scontri e i morti sono tanti, sempre troppi, ma l’arte cerca la strada e quasi sempre riesce a trovare il modo per ammorbidire gli animi feriti e inviare messaggi di pace sia da piazza Maidan sia da quella di Simferopoli. E in entrambi questi luoghi le persone chiedono di portare al mondo un messaggio fondamentale: “Noi siamo un popolo pacifico e non vogliamo la guerra”.
Andreja Restek
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