Intervista: la vita dentro Raqqa, capitale del Califfato

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La città di Raqqa, situata nel nord della Siria, è la capitale del “Califfato” dello Stato Islamico, completamente inaccessibile ai giornalisti e agli occidentali.
Le informazioni che solitamente arrivano sono i video di propaganda fatti da miliziani IS, ma da qualche tempo esiste una rete nascosta della resistenza che cerca di far sapere al mondo cosa in realtà sta succedendo nella città. Rischiando la vita e l’esecuzione immediata senza giudici né tribunali.

Abu Ibrahim Raqqawi è un attivista del gruppo “Raqqa viene uccisa silenziosamente”, che ci ha raccontato quanto sta accadendo nella roccaforte del Califfato nero.

Raqqa è la capitale dei jihadisti da quando è caduta nelle loro mani, nel maggio 2013.
Un tempo la popolazione della città era composta da diverse religioni, musulmani, cristiani ed altri che dopo l’arrivo dei jihadisti sono stati costretti a fuggire oppure a convertirsi.
Qui lo Stato Islamico è fortemente organizzato e applica la legge della Sharia. In qualsiasi momento una persona normale potrebbe essere presa e giustiziata senza validi motivi.
L’organizzazione provvede ad incassare le tasse dai cittadini e a controllare che tutti realmente paghino. Chi non paga le tasse viene ucciso nella piazza principale, l’esecuzione è pubblica e si svolge il venerdì dopo la preghiera.
I cittadini si sentono stranieri nella propria città perché ogni secondo possono essere fermati per qualsiasi motivo e fucilati. Abu Ibrahim Raqqawi, il nostro interlocutore, ci dice che Raqqa sanguina silenziosamente. Tra la popolazione ci sono fame, terrore, disperazione e le persone stanno perdendo la speranza, questi sono alcuni dei motivi della loro battaglia.
Alle donne non è concesso di uscire da sole, devono essere accompagnate dal marito, dal padre o dal fratello, altrimenti rischiano la prigione e le frustate in pubblico.
Le vedove, per muoversi, devono chiedere permessi speciali, giustificando il motivo della loro richiesta alla commissione che deciderà se rilasciare tale permesso.
I permessi rilasciati devono essere sempre mostrati ai checkpoint di controllo sparsi per tutta la città.
Marito e moglie se sono fermati devono avere il certificato di matrimonio, altrimenti vengono arrestati. Se per caso hanno dimenticato questo documento, qualcuno deve farsi carico di portarlo in appositi uffici per farli uscire dalla prigione.
I combattenti stranieri hanno invaso la città di Raqqa. Sono arrivati da Sud Africa, Francia, Olanda, Australia, Cecenia, Inghilterra, Germania, Balcani, e dagli Stati Uniti.
I cittadini sono tenuti sotto controllo dalla polizia dello Stato Islamico, chiamata Hisbah police. Questi “poliziotti” pattugliano le strade armati per far rispettare la rigida legge della Sharia.
La città è, inoltre, piena di telecamere installate da IS per controllare eventuali irregolarità.
Le punizioni sono sempre eseguite nelle pubbliche piazze, comprese le crocifissioni e le decapitazioni. Le teste tagliate vengono poi esposte sulle strade. A tutto questo assistono le famiglie con bambini.
Le donne straniere che sono arrivate da tutto il mondo per combattere la jihad, come ci dice il nostro interlocutore, sono le più temute. Fanno parte della polizia femminile dell’IS. (AlKhansaa’batalion),
Si dividono in due gruppi, uno di questi è armato di fucile e controlla che nessuno stia fotografando o filmando.
Tutte portano il velo e sono irriconoscibili, ben camuffate tra le altre donne ed è impossibile capire se una persona è osservata oppure no. Sono pronte ad arrestare chiunque al minimo sospetto. E l’esecuzione è immediata, senza giudici né tribunali.
Il gruppo non armato ha il compito di controllare le donne, in particolare che donne e ragazze si vestano in modo adeguato e rispettino le regole della Sharia.
Si crede che a Raqqa e dintorni vengano tenuti prigionieri diversi ostaggi internazionali.
Sembra che IS abbia voluto creare la “Guantanamo del medio oriente” per gli ostaggi occidentali.

Il movimento di resistenza che è all’interno della città ha pubblicato delle foto per individuare la posizione nella periferia di Raqqa dove credono sia stato decapitato il giornalista americano James Foley.
Secondo loro, le uccisioni sono avvenute in un campo aperto nei pressi di un cimitero, non lontano dall’università Alltihad, ateneo della città.

Non hanno saputo dire dove si trovano gli altri ostaggi ma sono convinti che si trovino in città. Si parla di decine di ostaggi occidentali, ma non ci sono notizie su eventuali italiani.
Le informazioni che hanno raccolto su Padre dell’Oglio sono contraddittorie, alcuni del movimento, infatti, credono che sia vivo ma il nostro interlocutore ci ha detto di aver chiesto informazioni e crede che sia stato giustiziato.

Raqqa è anche la base di preparazione della prossima generazione di jihadisti.
Gruppi di educazione islamica organizzano festival nelle moschee per incoraggiare i giovani a unirsi alla causa. Ai bambini sono mostrati video di decapitazioni per abituarli alla violenza e avvertirli delle conseguenze se resistono ai jihadisti.
Si sa che anche i bambini partecipano in piazza alle decapitazioni pubbliche.
Il movimento di Resistenza “Raqqa viene uccisa silenziosamente” (Raqqa is Being Slaughtered Silently) è un piccolo gruppo di attivisti che rischia la vita per rivelare un quadro reale delle condizioni imposte da IS. Con lo slogan “Raqqa viene uccisa silenziosamente” postano video e foto di esecuzioni pubbliche e altre punizioni inflitte dagli islamisti, così come possibili sedi di IS, dei campi di addestramento e le esecuzioni di ostaggi occidentali.
IS ha condannato gli attivisti come “nemici del Signore”, alcuni infatti hanno già pagato con la vita il prezzo per la libertà.
Ma come ci diceva Abu Ibrahim Raqqawi, attivista del movimento, lui combatterà per il resto della vita per la libertà insieme ai suoi amici. Si tratta di un giovane studente come molti altri.
Alla fine dell’intervista mi ha detto: ”mi mancano le cose più semplici, come bere un caffè con un amico senza avere paura di essere fucilato, mi manca di poter camminare sulla strada senza paura di essere arrestato e giustiziato, mi mancano le cose umane, le cose normali, vogliamo solo vivere come tutti gli altri giovani nel resto del mondo. Mi mancano le cose semplici della vita perché in questo momento Raqqa è un buco nero del mondo”.

Andreja Restek
Apr news
Fonte . Abu Ibrahim Raqqawi, ph Raqqa is Being Slaughtered Silently,

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Categorie:Cronaca, Esteri, Politica

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