Il ministero degli interni saudita ha dichiarato che 47 persone accusate di complotto e di terrorismo sono stati giustiziate oggi.
La dichiarazione del ministero è stata pubblicata dall’agenzia di stampa ufficiale SPA.
L’Arabia Saudita ha effettuato 157 esecuzioni nel 2015, si tratta di un record di esecuzioni capitali effettuate in un solo anno dal 1995.
Amnesty International riporta che solo il 1995 è stato peggiore del 2015 con 192 esecuzioni effettuate.
Circa il 40 per cento del numero totale delle esecuzioni nel 2015 – almeno 63, di cui 45 cittadini stranieri – sono state per reati legati alla droga.
“I cittadini stranieri, per lo più lavoratori migranti provenienti da paesi in via di sviluppo, sono particolarmente vulnerabili in quanto in genere non conoscono l’arabo e gli viene negata traduzione adeguata durante il processo”, ha dichiarato Amnesty International.
Secondo un rapporto di agosto, oltre 2.000 persone sono state giustiziate dall’Arabia Saudita tra il 1985 e il 2013, e la metà erano stranieri.
“Le prove nei casi capitali sono spesso tenute in segreto e gli imputati hanno raramente accesso agli avvocati. Le persone possono essere condannate solo sulla base delle “confessioni” ottenute sotto tortura, maltrattamenti o inganno”, ha aggiunto il gruppo per i diritti umani con sede a Londra.
Le autorità saudite non risparmiano dalla pena di morte nemmeno le persone con disabilità mentale.
La maggior parte delle esecuzioni vengono eseguite in luoghi pubblici e in alcuni casi i decapitati sono lasciati appesi nelle piazze come “avvertimento”, si legge nel rapporto.
Riyadh è criticata per avere uno dei tassi di esecuzione più alti del mondo. Secondo la legge saudita l’apostasia, la rapina a mano armata, il traffico di droga, lo stupro, l’omicidio sono passibili di pena di morte.
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f ag, phmpe
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