Lo scioglimento del permafrost potrebbe portare scenari apocalittici. Il terreno ghiacciato ha custodito per millenni sostanze inquinanti, agenti patogeni e virus che risalgono al Pleistocene e da anni, ormai, è un osservato speciale a causa dell’aumento delle temperature medie globali.
In Siberia, nel 2016, un ragazzo è morto a causa dell’antrace. L’agente tossico – si è scoperto in seguito – proveniva da una carcassa di renna scongelata, morta a causa di un’epidemia oltre 75 anni fa. E si fa risalire all’antrace anche la strage di renne dello stesso anno, che causò la morte di oltre 2000 esemplari.
Solo due anni prima un gruppo di ricercatori dell’Università di Aix-Marsiglia avevano rianimato un virus gigante, soprannominato Pithovirus sibericum. Il microrganismo era stato rinchiuso nel permafrost siberiano per oltre 30.000 anni.
A completare il preoccupante quadro si aggiungono più di 1,6 milioni di tonnellate di mercurio tossico contenuto nel permafrost che, a causa del suo scioglimento, sarebbe destinato a rientrare nella catena alimentare.
L’allarme sulle possibili conseguenze dovute allo scioglimento del permafrost era già stato dato dallo scienziato russo Boris Revich nel 2013 che aveva segnalato la presenza di animali infettati presenti dopo lo scioglimento. I ricercatori ipotizzano l’esistenza di almeno altri 500 virus e secondo la loro opinione, un eventuale scioglimento del permafrost potrebbe sprigionarli. “È possibile che questi virus siano capaci di causare malattie”, ha spiegato prof. Jean Micheal Claviere, membro del gruppo di ricercatori. Secondo lui il rischio è quello di imbattersi in vecchi virus ormai dimenticati, contro cui l’uomo moderno possa non avere le difese immunitarie necessarie.
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