Le Origini Segrete della Guerra Sporca Siriana

Il 27 novembre, il gruppo ultra-estremista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha lanciato una vasta offensiva in Siria, prendendo il controllo di aree significative di Aleppo e avanzando in altre zone. Sebbene la propaganda online amplifichi il successo di HTS, i media mainstream hanno evitato di approfondire le cause di questa nuova ondata di violenza. In particolare, pochi fanno riferimento al contesto storico del conflitto siriano, spesso ridotto alla narrazione delle “proteste pacifiche” del 2011. Ma una revisione dei documenti ufficiali siriani rivela una storia molto più complessa e oscura.

Secondo la narrazione predominante, il conflitto siriano è stato innescato da manifestazioni pro-democrazia represse brutalmente dal regime di Bashar al-Assad. Tuttavia, i registri interni del governo siriano, inclusi i documenti della *Central Crisis Management Cell* istituita nel 2011, mostrano un quadro diverso. Questi documenti dimostrano che Damasco cercò di mantenere la calma e prevenire lo scoppio di violenze, con ordini espliciti alle forze di sicurezza di evitare provocazioni e garantire la sicurezza dei manifestanti.

Nel frattempo, omicidi mirati di funzionari governativi, agenti di sicurezza e persino manifestanti pacifici da parte di attori sconosciuti contribuirono a inasprire la situazione, seguendo un modello simile alle operazioni di destabilizzazione orchestrate dalla CIA in altre parti del mondo. Questi eventi alimentano oggi una domanda cruciale: chi ha veramente iniziato la spirale di violenza in Siria?

Nel marzo 2011, proteste di massa sono scoppiate a Daraa e Douma. Sebbene i manifestanti fossero inizialmente pacifici, gli eventi presero una piega oscura con l’arrivo di gruppi armati. Pochi giorni prima, un camion carico di armi era stato intercettato al confine con l’Iraq, evidenziando la possibile presenza di attori esterni che fomentavano il conflitto.

Padre Frans van der Lugt, un sacerdote olandese presente in Siria dal 1980, documentò episodi in cui manifestanti armati attaccavano la polizia. Secondo lui, “fin dall’inizio” i ribelli utilizzarono violenza estrema, spesso incolpando il governo per i loro stessi atti.

I documenti della Cellula di Crisi mostrano che, a dispetto delle accuse mosse ad Assad, il governo siriano cercò di evitare spargimenti di sangue. Tuttavia, episodi come il massacro di Daraa del 18 aprile 2011 – in cui furono uccisi almeno 72 manifestanti – alimentarono la narrativa di una repressione indiscriminata, fornendo all’opposizione un casus belli per la formazione dell’Esercito Siriano Libero. Tuttavia, i documenti indicano che i vertici del governo si opposero a tali azioni, suggerendo che queste potrebbero essere state orchestrate da comandanti locali che pianificavano di disertare.

Un elemento inquietante dei primi giorni della crisi siriana fu la presenza di cecchini sconosciuti, che sparavano sia ai manifestanti sia alle forze di sicurezza. Un episodio emblematico si verificò ad Aleppo, dove un cecchino uccise un manifestante e ferì altre 43 persone. La Cellula di Crisi considerò prioritario catturare e smascherare questi cecchini, ma tali sforzi non portarono mai a risultati concreti.

La presenza di cecchini non identificati non è nuova in contesti di destabilizzazione geopolitica. Episodi simili si verificarono durante il colpo di stato in Venezuela nel 2002 e le proteste di Maidan in Ucraina nel 2014. In entrambi i casi, il massacro di manifestanti fu attribuito al governo locale, sebbene successivamente emerse che gli attacchi erano stati orchestrati da attori dell’opposizione con legami stranieri.

Un documento intercettato dai servizi segreti siriani nel maggio 2011 e attribuito all’opposizione fornisce una chiave di lettura significativa. Il testo descrive un piano dettagliato per destabilizzare il paese attraverso manifestazioni di massa, esaurire le forze di sicurezza e provocare un intervento militare occidentale. Il ruolo centrale dei media occidentali e regionali, come Al Jazeera e Al Arabiya, era già previsto come parte integrante della strategia.

Questo schema si inserisce nella lunga tradizione delle “rivoluzioni colorate”, che spesso coinvolgono l’uso di tecniche psicologiche e militari per rovesciare governi non allineati agli interessi occidentali.

Le origini della guerra siriana non sono solo il risultato di dinamiche interne, ma anche di interventi esterni orchestrati con precisione. La presenza di cecchini, l’invio di armi e la manipolazione delle narrazioni mediatiche puntano a una strategia internazionale per trasformare proteste pacifiche in un conflitto armato. La Siria è diventata il teatro di una guerra sporca, dove le vite civili e la stabilità regionale sono state sacrificate per interessi geopolitici più ampi.  Che gli attori stranieri siano coinvolti nella semina dell’attuale caos in Siria ed è più che evidente. 

Con le tensioni che oggi riemergono, la storia deve essere raccontata nella sua interezza. Solo così sarà possibile comprendere le vere radici del conflitto e perseguire una pace duratura.

Apr news
Andreja Restek



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