Al-Jolani, il Leader Jihadista che l’Occidente Definisce Moderato

Abu Mohammad al-Jolani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), è una delle figure più controverse del conflitto siriano. Con una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa, offerta dal governo degli Stati Uniti, Jolani guida un’organizzazione che esercita il controllo su vaste aree della Siria nord-occidentale, governando milioni di civili. La sua evoluzione da leader di al-Qaeda a capo di HTS è segnata da trasformazioni strategiche e ideologiche che continuano a suscitare dibattito.

 Dalla Jihad Globale alla Governance Locale

La “carriera” di Jolani inizia nel 2003, quando si unisce ad al-Qaeda per combattere le forze americane in Iraq. Dopo un periodo di detenzione nelle prigioni statunitensi, ritorna in Siria nel 2011, in piena rivolta contro il regime di Bashar al-Assad, fonda il Fronte al-Nusra. Originariamente affiliato ad al-Qaeda. Tuttavia, divergenze strategiche e rivalità con lo Stato Islamico portano Jolani a prendere le distanze dall’organizzazione base, consolidando diverse fazioni ribelli in Hayat Tahrir al-Sham nel 2017.

HTS si differenzia dal jihadismo globale di al-Qaeda, concentrandosi esclusivamente sulla lotta contro Assad e sulla creazione di un governo islamico in Siria. Questo cambio di prospettiva ha portato Jolani a cercare una maggiore accettazione internazionale, anche se il gruppo rimane designato come organizzazione terroristica da molti paesi.

Sotto la guida di Jolani, HTS ha istituito il cosiddetto Governo della Salvezza, un’amministrazione tecnocratica che gestisce le aree controllate nel nord-ovest della Siria. In queste regioni vivono circa tre milioni di civili, molti dei quali sfollati interni. HTS ha cercato di consolidare il proprio controllo fornendo servizi essenziali come sanità, istruzione e sicurezza, guadagnandosi un certo grado di legittimità tra le comunità locali. 

Tuttavia, la repressione del dissenso e le violazioni dei diritti umani rimangono centrali. Nonostante dichiarazioni di moderazione, HTS è accusato di detenzioni arbitrarie, torture e altre violazioni. Le sue politiche, inclusa la gestione controversa della polizia morale, riflettono una leadership disposta a utilizzare mezzi coercitivi per mantenere il potere.

Hayat Tahrir al-Sham rappresenta una realtà complessa. Sebbene il gruppo dice si essersi allontanato dall’estremismo jihadista globale, il suo obiettivo di stabilire uno stato islamico in Siria e il suo passato legame con al-Qaeda e ben visibile. Molti osservatori sottolineano che HTS cerca di bilanciare il pragmatismo politico con un’ideologia islamista rigida, cercando di apparire moderato per guadagnare sostegno internazionale.

A causa della mancanza di una definizione univoca di terrorismo e considerando che attualmente esistono almeno 212 definizioni operative del termine, utilizzate da vari governi e istituzioni, si apre spazio a interpretazioni soggettive, permettendo che gruppi jihadisti come HTS vengano considerati moderati quando ciò risulta conveniente per la geopolitica internazionale.

Abu Mohammad al-Jolani rimane una figura enigmatica. La sua leadership di HTS illustra la complessità del conflitto siriano, dove le linee tra terrorismo, ribellione e governance locale sono spesso indistinte. Mentre il gruppo cerca di consolidare il proprio controllo e costruire una narrativa di moderazione, le azioni sul campo suggeriscono che rimane profondamente radicato in un passato di violenza e coercizione. La comunità internazionale, nel frattempo, continua a lottare per affrontare efficacemente queste realtà frammentate.

Apr news 
Andreja Restek



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