Il Programma Nucleare Segreto di Israele: Un’ombra Lunga tra Verità e Mistero

Il recente attacco militare israeliano contro l’Iran, motivato, a detta di Tel Aviv, dal presunto tentativo di Teheran di sviluppare armi nucleari, riapre un capitolo scomodo e persistente nella storia del Medio Oriente: il programma nucleare israeliano. Mentre l’Iran nega categoricamente tali ambizioni, sostenuto da un’analisi dell’intelligence statunitense del 2007 che confermava la sospensione di qualsiasi ricerca nucleare dal 2003, la posizione di Israele è ben diversa.

Da decenni, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha incessantemente avvertito di un’imminente minaccia nucleare iraniana, invocando azioni militari preventive. Questa insistenza suona ironica, data la “segretezza” ormai di dominio pubblico del proprio arsenale nucleare israeliano. Numerosi funzionari e personalità di spicco hanno, nel corso degli anni, implicitamente o esplicitamente, confermato questa capacità distruttiva. Israele aderisce inoltre alla temibile “Opzione Sansone”, che le conferisce il diritto di lanciare attacchi nucleari preventivi non solo contro avversari regionali, ma potenzialmente anche contro i suoi stessi alleati occidentali, qualora si sentisse sufficientemente minacciata. Come notoriamente affermato dal teorico militare Martin van Creveld nel 2003, Israele possiede “diverse centinaia di testate atomiche e razzi” in grado di colpire “obiettivi in tutte le direzioni, forse anche Roma”, con la minaccia implicita di “trascinare il mondo con noi”.

Nonostante tali clamorose ammissioni, Israele mantiene una politica di “ambiguità deliberata”, rifiutandosi di confermare o negare ufficialmente il possesso di armi nucleari. Esemplare è il caso di Mordechai Vanunu, un ex tecnico nucleare israeliano che nel 1986 rivelò i dettagli del programma di Tel Aviv ai media britannici. Attirato a Roma dal Mossad, fu rapito, processato in segreto e imprigionato per 18 anni, gran parte dei quali in isolamento. Dalla sua liberazione nel 2004, è sottoposto a severe restrizioni di movimento e parola, subendo ripetuti arresti per violazioni della libertà vigilata, un destino che organizzazioni come Amnesty International continuano a denunciare come una palese violazione dei diritti umani.

Le rivelazioni di Vanunu non furono una sorpresa per i governi occidentali e le agenzie di intelligence, che erano a conoscenza delle capacità nucleari israeliane da quasi trent’anni. La storia di come abbia acquisito le sue armi nucleari è un intreccio poco conosciuto di furto, inganno, giochi di spionaggio e connivenze pericolose.

Dimona: Il Cuore Clandestino del Programma

La genesi del programma risale a un accordo segreto franco-israeliano del 1957, che portò alla costruzione dell’impianto nucleare di Dimona. Parigi, apparentemente ignara delle vere intenzioni, non sapeva che Dimona sarebbe presto diventata la base di un impianto di riprocessamento sotterraneo clandestino, capace di produrre plutonio di grado militare. Gli Stati Uniti, a quanto pare, rimasero all’oscuro dell’esistenza di Dimona e della sua vera finalità fino al dicembre 1960.

Documenti declassificati della CIA di quel periodo mostrano una chiara consapevolezza che lo scopo principale di Dimona fosse la “produzione di plutonio per armi”. Il Presidente John F. Kennedy, fin dal suo insediamento nel 1961, espresse una forte opposizione al programma nucleare israeliano, facendo pressione sull’allora premier David Ben-Gurion per ispezioni regolari a Dimona. Sebbene Tel Aviv alla fine cedette, le prime ispezioni americane furono ingannate da tecnici francesi e israeliani che nascosero e camuffarono le aree dedicate alla ricerca e sviluppo di armi nucleari. Solo nel marzo 1967 si scoprì la verità: Israele era in grado di produrre armi nucleari a Dimona.

Nonostante le false rassicurazioni, Kennedy rimase convinto delle ambizioni nucleari israeliane fino alla sua morte nel novembre 1963, scrivendo a Ben-Gurion pochi mesi prima del suo assassinio per avvertire degli “effetti inquietanti sulla stabilità mondiale” che avrebbero accompagnato lo sviluppo di una capacità di armi nucleari da parte di Israele.

Le Ombre di Angleton e il Mistero della NUMEC

Le teorie sul coinvolgimento israeliano nell’assassinio di Kennedy sono proliferate per anni. Nel 2004, Mordechai Vanunu suggerì che l’omicidio fosse legato alle pressioni esercitate da Kennedy su Ben-Gurion riguardo a Dimona. Sebbene non ci siano prove definitive, recenti documenti declassificati ordinati da Donald Trump sembrano indicare in questa direzione.

Emergono anche le figure oscure come quella di James Jesus Angleton, veterano capo del controspionaggio della CIA. Documenti declassificati rivelano come Angleton, uno dei fondatori dell’Agenzia, abbia sistematicamente abusato della sua posizione. Un memo del giugno 1953 lo indicava come avente Israele come fonte primaria di intelligence.

Questa “relazione speciale” è ulteriormente evidenziata da un rapporto dell’FBI del 1975, che descrive i contatti regolari di Angleton con l’ambasciata israeliana a Washington, a cui forniva “informazioni estremamente sensibili”. Contemporaneamente, l’FBI era nel decimo anno di indagini sulla misteriosa scomparsa di 93 chilogrammi di uranio altamente arricchito dalla Nuclear Materials and Equipment Corporation (NUMEC) di Washington.

Al centro dell’indagine c’era il presidente della NUMEC, Zalman Shapiro, un sionista convinto con contatti governativi di alto livello e interessi commerciali in Israele. Nonostante le indagini approfondite, lo scandalo NUMEC rimane ufficialmente irrisolto. Un’analisi del 1978 concluse che le autorità investigative avevano deliberatamente sabotato le loro indagini sulla perdita di uranio. La riluttanza della CIA e dell’FBI a risolvere il mistero del destino dell’uranio mancante della NUMEC è un elemento chiave in questa storia torbida.

L’esperto sull’assassinio di Kennedy, Jefferson Morley, ha sottolineato come Angleton avesse un dossier di 180 pagine su Lee Harvey Oswald, il presunto assassino di Kennedy, una settimana prima della morte del Presidente. Questo solleva la scomoda domanda: la CIA era “incredibilmente, atrocemente incompetente” riguardo a Oswald, o Angleton stava effettivamente conducendo un’operazione che lo coinvolgeva?

Il velo di segretezza che ancora avvolge il programma nucleare israeliano e i suoi legami con eventi storici cruciali continua a generare interrogativi. La sua storia, un mix di inganno, spie e segreti di stato, rimane un elemento centrale per comprendere le dinamiche geopolitiche in Medio Oriente e oltre.

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fonte Kit Klarenberg 



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