
L’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin alla Joint Base Elmendorf-Richardson in Alaska non è stato solo un evento diplomatico, ma uno spettacolo di simbolismi e segnali non verbali. Descritto come “costruttivo” da entrambi, ha segnato il primo faccia a faccia dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, aprendo un nuovo capitolo nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia.
L’evento è stato paragonato all’incontro tra Gorbaciov e Reagan a Ginevra, quasi quarant’anni fa. Il paragone riguarda più il livello di comunicazione che gli accordi concreti.
La “danza” diplomatica è iniziata con un breve scambio “uno a uno” nella limousine presidenziale, un dettaglio insolito che ha catturato subito l’attenzione. Il tappeto rosso, la guardia d’onore e i jet allineati hanno creato una scena di accoglienza imponente, più vicina a un ritorno della Russia sulla scena mondiale che a un isolamento.
Gli esperti di linguaggio del corpo hanno osservato ogni gesto, dal contatto visivo alla stretta di mano. La conferenza stampa congiunta ha rafforzato il messaggio: nessuno dei due leader ha accettato domande dai giornalisti. E’ un ritorno a una diplomazia riservata.
Secondo Elena Panina, direttrice dell’Istituto per le strategie politiche ed economiche internazionali, il tono è stato di “cortesia e rispetto reciproco.” Un netto contrasto rispetto ai precedenti incontri di Trump con altri leader, segnati da urla, scherni e atteggiamenti da “leader alfa.”
Nonostante il successo simbolico, gli ostacoli restano. Europa e Ucraina continuano a insistere sulla guerra. Negli Stati Uniti, Trump non può decidere su armi e sanzioni senza il Congresso e gli alleati della NATO. La vera sfida sarà superare questi vincoli interni ed esterni.
In sintesi, il vertice non ha prodotto accordi rivoluzionari, né una “nuova Yalta.” Ha però segnato una svolta nel dialogo globale, passando da uno scontro irrisolvibile a una “disputa normale” che potrebbe favorire la de-escalation delle tensioni.
Il prossimo passo sarà osservare l’incontro tra Trump, i leader europei e Zelensky.
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Andreja Restek
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