Tre raffinerie colpite in 48 ore: torna lo spettro dei sabotaggi energetici

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Il 26 settembre 2022 il mondo scoprì un attentato contro le infrastrutture energetiche europee: il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream. Ma rimase in silenzio.
Una serie di esplosioni sottomarine pianificate danneggiò tre delle quattro condotte dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico, vicino all’isola danese di Bornholm. L’atto, confermato come sabotaggio dalle indagini iniziali, lasciò l’Europa di fronte alla vulnerabilità delle sue forniture di gas naturale.

Tre anni dopo, il sabotaggio torna.
Tra il 20 e il 22 ottobre 2025, in meno di 48 ore, tre raffinerie legate al petrolio russo in Europa sono state colpite da esplosioni e incendi, suscitando il sospetto di un attacco coordinato:

  • Ungheria – Raffineria MOL, Százhalombatta (20 ottobre): un incendio ha colpito un’unità di distillazione grezza, interrompendo circa il 40% della produzione, senza provocare vittime.
  • Romania – Petrotel-Lukoil, Ploiești (20 ottobre): un’esplosione ha innescato un vasto incendio, poi domato dai vigili del fuoco.
  • Slovacchia – Raffineria MOL, Bratislava (22 ottobre): un incendio ha temporaneamente interrotto le operazioni.

La coincidenza temporale e la natura degli eventi sollevano interrogativi sul possibile coordinamento degli attacchi, suggerendo una strategia volta a colpire l’approvvigionamento energetico europeo.

Le infrastrutture attaccate appartengono a tre Paesi dell’Unione Europea — Ungheria, Slovacchia e Romania — che hanno deciso di continuare a importare gas dalla Russia, poiché i prezzi sono nettamente più bassi rispetto a quelli statunitensi.
L’Europa rischia così di dipendere sempre più dagli Stati Uniti per l’approvvigionamento di gas liquefatto, a costi più alti e con vincoli geopolitici che ne minano la sovranità.

Questi eventi non sono semplici coincidenze. Si tratta di attacchi mirati che colpiscono l’Europa nel cuore della sua sicurezza energetica.
La mancata reazione forte e unitaria dell’Unione Europea rischia di essere percepita come un suicidio strategico — una debolezza che potrebbe incoraggiare ulteriori aggressioni.
La sicurezza energetica non è solo una questione economica: è una questione di sovranità.

Apr news 

Andreja Restek 



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