Da anni l’Fbi sta seguendo da vicino al Shabaab, il gruppo islamista somalo che ha rivendicato l’attacco al Westgate mall ed è collegato al Qaeda. E gli Stati Uniti hanno speso centinaia di milioni di dollari a sostegno di operazioni anti Shabaab. Ora c’è il timore che il gruppo prenda di mira direttamente le migliaia di americani che vivono in Kenya, lavorando per compagnie come la General electric, l’ambasciata o le agenzie Onu. A Washington nessuno ha dimenticato l’attentato del 7 agosto 1998 all’ambasciata americana di Nairobi che causo’ 225 morti e fu rivendicato dall’allora semi sconosciuta al Qaeda. Al momento, e lo ha ribadito ieri il ministro americano della Giustizia Eric Holder, non vi sono conferme che alcuni dei terroristi del Westgate fossero americani. Ma vi sono almeno due dozzine di giovani cittadini americani che si stanno addestrando in Somalia con gli al Shabaab. Un giorno, grazie al loro passaporto, potrebbero tornare negli States per compiere attentati. La comunità d’interessi nel contrastare il terrorismo proveniente dalla Somalia spinge ad un riavvicinamento fra Washington e Nairobi, tanto più che il Kenya è uno dei paesi africani piu’ in rapida crescita. Al momento i rapporti sono tiepidi a causa dell’incriminazione del presidente Uhuru Kenyatta per crimini contro l’umanità di fronte alla Corte Penale Internazionale. Ma ora sembra sempre piu’ difficile mantenere le distanze. “Siamo insieme in questa battaglia”, dichiara l’ambasciatore americano Robert Godec, secondo il quale piu’ cose si sapranno sull’attacco al Westgate “meglio potremo proteggere l’America”.
APR nwes
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