Gli elettori iraniani si recano alle urne il 21 febbraio 2020 per eleggere i rappresentanti dell’undicesimo Majles, il parlamento iraniano unicamerale con 290 seggi. Le elezioni si svolgono su base provinciale, e la provincia di Teheran con 30 rappresentati ne ha il numero maggiore. Le elezioni iraniane e i candidati sono controllati dal Consiglio dei Guardiani (CoG), un organo di dodici membri, con rami subordinati in ciascuna provincia, incaricato di garantire che tutta la legislazione sia conforme alla legge islamica e alla costituzione dell’Iran. I membri del CoG sono nominati dal leader supremo e dalla magistratura iraniana.
I sostenitori della linea dura hanno “perso” le tre ultime elezioni nazionali, comprese le elezioni del Majles del 2016 e le elezioni presidenziali del 2013 e 2017, entrambe vinte da Hassan Rouhani.
Rouhani non era il candidato preferito del leader supremo Ali Khamenei nelle elezioni presidenziali, nel voto del 2017 infatti il suo protetto era Ibrahim Raisi.
Il mandato di Rouhani è limitato alle elezioni presidenziali del prossimo anno e il successo delle elezioni del Majles potrebbe posizionare la sua fazione per riprendere la presidenza. Durante la prima settimana di dicembre 2019, circa 15.000 candidati hanno presentato i loro nomi per i 290 seggi.
La metà è stata esclusa per diversi motivi dopo il controllo del COG e il campo si è ristretto a circa 9000 candidati. Il governo iraniano spera che l’affluenza alle urne supererà il 60%, percentuale raggiunta nelle ultime due elezioni del Majles.
L’amministrazione Trump sta seguendo attentamente i risultati delle elezioni iraniane per determinare gli effetti della sua campagna di “massima pressione”.
È probabile che una bassa affluenza alle urne venga vista dall’amministrazione come prova del fatto che il governo iraniano sta perdendo il sostegno del popolo e che la politica degli Stati Uniti per esercitare pressioni sta “funzionando”.
Apr news
f, al.s.ag, ph © Andreja Restek
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