Ventidue Stati nel mondo si sono impegnati a proteggere i bambini dal traffico di minori a scopi di sfruttamento sessuale, cambiando leggi o adottando trattati internazionali. A riportarlo è il rapporto di ECPAT-International e The Body shop, presentato oggi a Bangkok, dopo una campagna durata tre anni, 2009-2012. 7milioni le firme di una delle più partecipate petizioni mai presentate alle Nazioni Unite, 64 i Paesi coinvolti.
Stime del fenomeno. Il traffico di persone è un’industria illegale che genera miliardi di dollari, il terzo mercato al mondo dopo droga e armi. Si stima che circa l’80% di questo traffico nel mondo sia per sfruttamento sessuale, il 20% sono bambini. Dopo oltre venti anni dalla Convenzione dei Diritti dei Bambini, accettata universalmente dagli Stati, rimangono almeno 1,2 milioni di bambini trafficati ogni anno nel mondo.
Cosa è cambiato? Il rapporto ‘Creating Change through Partnership’ rivela come la scossa mondiale della campagna “Stop al traffico di bambini a scopi sessuali” abbia ispirato i governi di tutto il mondo ad agire contro la tratta di esseri umani. Dove la campagna è stata presentata direttamente agli Stati, 14 Governi hanno cambiato o si sono impegnati a cambiare politiche dell’infanzia e leggi. Otto hanno adottato gli standard internazionali sui diritti umani (vedi elenco sotto)
La campagna da’ le pagelle. Turchia, Malesia e Singapore in quanto a progressi in materia erano incasellati tra i Paesi che ne avevano fatti pochi nel 2009 e sono rimasti lì anche nel 2012. Notevoli progressi dal 2009 al 2012 sono stati fatti da Romania, Danimarca, Filippine, Spagna, Polonia. L’Italia rimane tra i Paesi che hanno fatto qualche passo in avanti
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