Lo Stato islamico si sta muovendo in modo aggressivo per sfruttare il caos in Libia che si è creato nella scorsa estate, con rischi profondi per la regione del Mediterraneo e non solo.
La Libia è un terreno fertile per l’Isis, ci sono grandi quantità di armi pesanti, illegalità diffusa, una popolazione divisa, e conflitti armati.
Il fenomeno dello Stato islamico in Libia è iniziato nell’estate del 2014, mentre prima il gruppo era interamente focalizzato su Iraq e Siria.
La presenza e la potenza dello Stato islamico in Libia probabilmente aumenteranno perché le condizioni in Siria e Iraq stano peggiorando per il gruppo, e le condizioni generali in Libia continuano a peggiorare e l’instabilità creatasi è favorevole per l’Isis.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno la Libia è lo Stato islamico, visto il campo già affollato di numerosi gruppi armati presenti nel Paese.
Eppure è proprio questa combinazione di caos e di armi pesanti sul territorio che ha reso possibile la presenza dell’Isis in Libia.
Il gruppo ha rivendicato la responsabilità per le decine di gravi attentati in tutto il paese, tra cui il rapimento in gennaio di 21 cristiani copti dalla città centrale di Sirte (150 km a nord del campo petrolifero di al-Mabruk, colpito questa settimana).
L’espansione dello Stato islamico in Libia non è un caso.
Il gruppo sta cercando di cooptare altri gruppi che combattono sul territorio, come Ansar al-Sharia (il gruppo responsabile dell’attacco del 2012 al Consolato degli Stati Uniti a Bengasi).
Questa tattica permette al gruppo di accelerare ulteriormente la sua crescita, che è già grande data la notorietà che si è creata.
La pressione militare degli attacchi aerei in Siria e in Iraq, che il gruppo sta subendo, fa sì che operare nell’autoproclamato califfato stia diventando più difficile, pertanto stanno cercando sbocchi all’esterno.
Il gruppo sostiene che la sua espansione è un segno della sua vitalità, mentre è, in realtà, un segno delle pressioni subite e delle opportunità più facili in regioni caotiche come la Libia, il Sinai in Egitto e l’Afghanistan.
I nuovi gruppi in Libia avranno carenza di combattenti motivati, sia tra la popolazione locale sia tra i combattenti stranieri.
I combattenti stranieri provenienti da altre parti del mondo probabilmente continueranno a tentare di viaggiare in Siria, in quanto è sede del Califfato, mentre la lotta libica è vista come più provinciale.
Muoversi verso la Libia è più difficile che spostarsi in Turchia o in Siria, anche se il paese è meno controllato dai governi stranieri che cercano di arginare il flusso di aspiranti fighters.
Ciononostante i rischi di un Stato islamico in Libia sono reali, e anche il coinvolgimento dell’intera regione del Mediterraneo e oltre.
Mentre la comunità internazionale si concentra sulle minacce del gruppo in Siria e in Iraq, bisognerebbe anche contrastare la minaccia crescente del gruppo e dei molti altri gruppi violenti attualmente presenti in Libia.
Apr news
fsfp
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