La stazione di Szeged è severamente sorvegliata dalla polizia, per gli immigrati accedervi è quasi impossibile, infatti, un gruppo di una quindicina di afgani, composto da alcuni ragazzi e una famiglia molto numerosa con bambini, è stato fermato subito dopo aver acquistato il biglietto per Budapest. La polizia li ha radunanti davanti a un punto di assistenza improvvisato. I volontari che ci lavorano non sono propensi a parlare con nessuno, non è chiaro come si comportino nei confronti dei rifugiati che chiedono informazioni basilari. Quando si fa notare loro che una risposta precisa basterebbe a tranquillizzarli, reagiscono in maniera scontrosa. Il gruppo rimane in attesa di essere trasportato al campo profughi dove gli saranno prese le impronte; nei loro occhi a mandorla si legge tutta la stanchezza del lungo viaggio che hanno alle spalle.
Abbas, racconta che hanno attraversato Iran, Turchia, Grecia, Macedonia e Serbia, infine sono riusciti ad attraversare il confine ungherese dopo cinque ore di cammino. Lui vorrebbe raggiungere dei parenti in Danimarca. Tutti stanno scappando dai talebani e dall’Isis che sta conquistando terreno nel paese. Guardando i loro giovani volti si capisce che non hanno mai conosciuto la pace perché l’Afganistan è in guerra da sempre, nonostante questo sanno molto bene che è ciò che vogliono.
Abdul Sabin, uno studente e Atilrhullah, un poliziotto minacciato di morte dai talebani, sono stati più fortunati: sono alla stazione di Budapest in attesa di partire per la frontiera con l’Austria. Hanno viaggiato per 40 giorni, senza quasi dormire, attraverso Turchia, Iran e Bulgaria. Entrambi hanno dovuto lasciare in Afganistan le loro famiglie, Abdul i genitori e i fratelli, Atilrhullah la moglie e due bambini, uno di cinque anni, l’altro di appena un mese, nato mentre lui era già in viaggio. Quando gli si chiede cosa si aspettano dal futuro, rispondono: “Desidero la pace in Afganistan, perché ci vorrei tornare. Mi mancano la mia famiglia, i miei amici, il mio paese, mi manca tutto… a parte i talebani e l’Isis che mi hanno costretto a fuggire”.
- refugee from Afghanistan, Serbia, Ungheria, Ph © Andreja Restek
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Apr news
f. A.R. e C.M.
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