Questa settimana ha rivelato quello che potrebbe diventare lo sviluppo di base per i futuri attacchi da parte dell’autoproclamato Stato Islamico.
Gli attacchi terroristici a Baghdad e a Istanbul offrono un prova di quello che potrebbe diventare un modello che il gruppo potrebbe utilizzare come combattimento nel prossimo futuro.
Considerata la grandezza dello Stato Islamico, e il numero di persone che agiscono seguendo i suoi ordini o quelli ispirati ad agire in suo nome, lo scenario futuro fa prevedere attacchi su piccola scala continui, interrotti ciclicamente da qualche grande attacco.
Il territorio dello Stato Islamico in Iraq è sempre più sotto pressione, e il gruppo sta lentamente tornando alle sue origini che sono quelle di un’insurrezione terroristica.
L’attentato suicida dell’11 gennaio scorso nel centro commerciale di al-Jawhara di Baghdad, dove sono morte almeno 18 persone, rientra nel modus operandi originale del gruppo, prima che si autoproclamassero ‘califfato’.
Attaccare bersagli facili in quartieri prevalentemente sciiti era una delle caratteristiche del gruppo, quando è stato fondato da Abu Musab al-Zarqawi.
Lo Stato islamico sta molto meglio oggi di quanto non stesse durante il suo periodo di massimo splendore terrorista nel 2006-2009.
Nell’estate del 2014 lo Stato Islamico perde il controllo delle aree urbane in Iraq, ma i suoi membri continueranno ad essere presenti in campagna come una organizzazione estremamente potente.
Non sono stati compiuti progressi sufficienti contro l’estremismo in Iraq da parte del governo centrale, ma è probabile che l’obiettivo sia adesso più facilmente raggiungibile.
In Europa e altrove il gruppo continuerà a cercare bersagli facili, soprattutto le destinazioni turistiche. La Turchia, dato il suo confine condiviso con la Siria, è particolarmente vulnerabile.
Anche con una frontiera sicura (che non è in verità possibile), il gran numero di combattenti e simpatizzanti dello Stato Islamico sarebbe difficile da tenere sotto controllo per qualsiasi servizio di sicurezza e intelligence.
L’attentato suicida nel centro di Istanbul, che ha travolto la fiorente industria turistica, ha ucciso almeno dieci persone, nove delle quali erano turisti tedeschi.
Tali attacchi non richiedono molta pianificazione, comunicazione o abilità, al di fuori dell’assemblaggio dell’esplosivo, e sono facilmente replicabili.
Vista la quantità di tempo che lo Stato Islamico ha investito nella formazione per l’utilizzo di esplosivi nei campi di addestramento a Raqqa, Mosul e altrove, il gruppo probabilmente non ha problemi a recuperare volontari kamikaze per le missioni suicide.
Il caos sui confini meridionali dell’Europa, che coinvolge una combinazione di un grandissimo numero di rifugiati, processi di screening inadeguati, e un numero imprecisato di documenti di viaggio falsi, è una sfida di altissimo livello per la sicurezza.
Data la grandezza del gruppo, sia in termini di membri sia di sostenitori, si suppone che vi saranno più attacchi in Europa e altrove.
Secondo gli esperti che monitorano il fenomeno dei gruppi terroristici, la minaccia proveniente dallo Stato islamico non è una minaccia per il futuro, è una minaccia del presente.
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f a.soufan, phweb
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