In Siria si sono aperte le urne per le elezioni legislative. Circa il 60% del territorio del Paese sotto il controllo del governo è chiamato ai seggi. Un voto contestato dall’opposizione e dai Paesi occidentali.
Inizialmente si sono presentati 11.341 candidati per i 250 seggi disponibili in Parlamento; alla fine ne sono rimasti “solo” 3.500.
La Russia ritiene che queste elezioni siano “conformi alla Costituzione siriana attuale”. Le Nazioni unite, intanto, stanno facendo da tempo pressioni per elezioni generali nel 2017. Gli Stati Uniti continuano ad armare i ribelli, ma la buona notizia è che i terroristi hanno perso gran parte del territorio conquistato in precedenza.
Questa, più che una guerra siriana è una guerra tra continenti, tra la Russia e gli Stati Uniti, dove l’Europa semplicemente obbedisce e i paesi più furbi tentano di avere qualche vantaggio immediato oppure a lungo temine. È molto chiaro che nessuno è interessato alle elezioni siriane, ma semplicemente le grandi potenze non permetteranno che l’altro vinca. La partita sulla scacchiera mondiale è importantissima perché chi vince prende il comando in Medio Oriente.
La storia si ripete, basterebbe ricordarsi la guerra in Afghanistan dalla fine degli anni 70 ad oggi per non ripetere gli stessi errori.
Apr news
pweb
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