Secondo molti analisti della difesa, il rischio di un confronto nucleare mondiale negli ultimi anni è altissimo e questo produrrebbe una crisi umanitaria catastrofica e globale. Molta preoccupazione deriva da una ricerca che riguarda effetti indiretti delle detonazioni nucleari sull’ambiente e sul clima.
Lo scenario più studiato è una guerra nucleare limitata tra India e Pakistan, che coinvolge 100 testate di dimensioni di Hiroshima (piccole in base agli standard moderni), detonate soprattutto nelle aree urbane.
Molti analisti suggeriscono che questo è uno scenario plausibile in caso di guerra totale tra i due Stati, i cui arsenali combinati ammontano a più di 220 testate nucleari. Se ciò succedesse, circa 20 milioni di persone potrebbero morire entro una settimana a causa dagli effetti diretti delle esplosioni, degli incendi e delle radiazioni. Significa più morti che in tutta la prima guerra mondiale.
E’ probabile anche un innesco di incendi su un’ampia scala che produrrebbero grandi volumi di fuliggine e detriti rilasciate nella stratosfera. Tutto questo bloccherebbe il sole causando una notevole diminuzione della temperatura e delle precipitazioni medie in tutto il mondo, con effetti che potrebbero durare più di un decennio .
La disgregazione ecologica, a sua volta, potrebbe influire negativamente sulla produzione alimentare globale.
Secondo uno studio, la produzione di mais negli Stati Uniti (il più grande produttore mondiale) diminuirebbe del 12 % in 10 anni nel nostro scenario. In Cina, il riso medio-stagionale diminuirebbe del 17 % in un decennio; il mais del 16 %; e il grano del 31%.
Con le riserve globali a livello mondiale che durano meno di 100 giorni di consumo globale, tali effetti metterebbero a rischio di carestia oltre 2 miliardi di persone.
In un conflitto nucleare che coinvolgesse la Corea del Nord e gli USA molte persone morirebbero e per anni i danni ecologici influenzerebbero severamente la salute pubblica mondiale. Inoltre, qualsiasi conflitto nucleare tra USA e Corea del Nord può aumentare il rischio di confronti nucleari che coinvolgono altri Stati e altre regioni del mondo.
La situazione peggiore che si potrebbe prospettare è una grande guerra nucleare tra USA e Russia. La maggior parte delle armi russe e americane sono 10-50 volte più potenti delle bombe che hanno distrutto la città di Hiroshima.
In una guerra che coinvolgesse l’uso delle armi nucleari strategiche delle due nazioni (quelle destinate ad essere usate lontano dal campo di battaglia, destinate alle infrastrutture o alle città), circa 150 milioni di tonnellate di fuliggine potrebbero essere rilasciate nell’atmosfera.
Ciò ridurrebbe le temperature globali di 8 gradi Celsius – sarebbe lo scenario chiamato “inverno nucleare“. In tali condizioni la produzione alimentare si fermerebbe, e la stragrande maggioranza degli esseri umani morirebbe a causa della fame.
Bisogna ricordare che la dottrina della deterrenza nucleare rappresenta un gioco d’azzardo ad alto rischio. Le armi nucleari non ci proteggono dagli atti terroristici.
È per questo che tante organizzazioni sanitarie e pubbliche di salute hanno promosso campagne per rendere illegale le armi nucleari. Documenti di ricerca e discussioni sugli effetti sulla salute pubblica e sull’ambiente delle armi nucleari sono state parte della conferenza “Health Through Peace 2017” tenutasi da poco presso l’Università di York.
Il ricercatore statunitense Alex Wellerstein ha fatto alcune simulazioni creando una mappa interattiva per mostrare che cosa succederebbe se si utilizzassero le bombe nucleari.
L’America ha la più grande arma nucleare sperimentata, Castle Bravo, che equivale a 15 megatoni. Se Trump lanciasse un attacco a Pyongyang si stima che potrebbero morire 2,354,690 persone. Altre 616.070 rimarrebbero ferite e quasi 4 milioni sarebbero colpite da avvelenamenti e radiazioni. La palla di fuoco dell’esplosione iniziale avrebbe un raggio di 43,2 km e la radiazione termica si diffonderebbe per 293 km, coprendo tutta la Corea del Sud, parte del Giappone e arriverebbe fino a Shanghai, in Cina. Le radiazioni nocive potrebbero diffondersi fino a Vladivostok, in Russia.
La forza delle testate nucleari di Kim Jong-Un, se esistono, è sconosciuta, ma ci sono informazioni su quelle usate nei test del 2013. Quel dispositivo era di 10 kilotoni ed è in grado, se esplodesse nel cielo sopra Seul, di uccidere 77.670 persone e di provocare 268.590 feriti. Kim Jong-Un potrebbe potenzialmente colpire Los Angeles, ma i radar americani probabilmente individuerebbero l’arma che viaggia attraverso il Pacifico settentrionale.
Tuttavia, se atterrasse nel centro della città, 86.710 persone morirebbero e 214.910 altre rimarrebbero ferite.
Se il presidente Trump decidesse di bombardare la Corea del Nord con le conseguenze appena descritte, per l’America la minaccia più grande diventerebbe la Cina, che potrebbe rispondere lanciando un’arma nucleare su New York. In tal caso le stime mostrano che 2.303.700 civili morirebbero e altri 9.311.325 rimarrebbero gravemente feriti.
Se l’America rispondesse attaccando Pechino il numero di morti nella capitale cinese arriverebbe a 4,485,050, solo la palla di fuoco sarebbe di 25,6 km² – e altri cinque milioni sarebbero feriti. Almeno 13.599,93 sentirebbero gli effetti duraturi della radiazione, che provocano la diffusione del cancro in tutto il corpo.
La Russia ha l’arma nucleare più grande mai progettata, la bomba chiamata “lo Zar”, con la potenza di 100 megatoni. E’ possibile, se si osserva questo scenario apocalittico, che la Russia aiuterebbe il partner Cinese.
Se questa bomba venisse sganciata su Washington DC, 2,4 milioni di americani morirebbero e altri 6 milioni sarebbero sottoposti ad avvelenamento da radiazioni. La nube nucleare andrebbe fino a nord, nel Quebec e fino a sud, ad Haiti.
Speriamo che questo scenario calcolato dal ricercatore universitario Alex Wellerstein rimarrà solo teoria. Ma bisogna anche dire che, per motivi sperimentali di diversa natura, nel mondo sono stati effettuati più di 2000 test nucleari fino ad oggi.
L’auspicio di tutti noi è che i leader mondiali saranno abbastanza responsabili per non attuare una follia come quella appena decritta.
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The Conversation
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