La detenzione di undici principi sauditi e decine dei più importanti uomini d’affari nel lussuoso Riyadh Ritz-Carlton Hotel è l’immagine più nitida dell’attuale terremoto politico in Arabia Saudita. Gli uomini sono detenuti in una gabbia dorata, senza accuse formali o alcun processo legittimo, da un comitato anti-corruzione di recente costituzione guidato dal principe ereditario Mohammad bin Salman (MBS).
Il senso dell’instabilità e del disordine regionale è stato ulteriormente aggravato dalle inaspettate dimissioni del primo ministro libanese Sa’ad Hariri, cittadino saudita e membro dello stesso giro di business degli uomini arrestati.
Gli arresti sono tra i cambiamenti più significativi da decenni in uno dei paesi più fobici del mondo. Alcune delle figure più forti dell’Arabia Saudita sono state arrestate, tra cui il principe Alwaleed bin Talal, un investitore miliardario di fama mondiale che ha capitali in Apple e Twitter e il principe Mutaib bin Abdullah, figlio del Re Saudita e capo della potente Guardia Reale. Altre figure importanti che sono state arrestate sono il fratello più vecchio di Osama bin Laden, a capo di una società di costruzioni totalmente lontana dal terrorismo praticato da suo fratello.
La notizia degli arresti di massa è arrivata poco dopo che il primo ministro libanese Sa’ad Hariri ha sconvolto la regione annunciando le sue dimissioni, in un video registrato a Riyadh dal canale televisivo Al Arabiya, di proprietà Saudita.
Riyadh è sponsor di lunga data sia di Hariri che di suo padre, l’ex primo ministro Rafik Hariri, assassinato a Beirut nel 2005, probabilmente da Hezbollah.
Nel suo discorso, Sa’ad Hariri ha affermato di aver dato le dimissioni a causa delle minacce ricevute, affermazioni respinte dai servizi di sicurezza libanesi. Nel suo messaggio scritto, Hariri denuncia l’influenza iraniana in Libano, che ha vissuto quasi un anno di stabilità politica in un accordo di condivisione di potere con Hezbollah e altri partiti.
Le dimissioni del primo ministro libanese, aggravate dal suo messaggio, ha sollevato timori che l’Arabia Saudita intenda estendere la guerra con Teheran, che già include le guerre in Siria e Yemen, anche in Libano, scalando le tensioni settarie.
Con gli arresti di fine settimana, il Principe Mohammad bin Salman è riuscito a controllare tutti i servizi di sicurezza sauditi con l’appoggio dei conservatori della riforma, un consolidamento di potere senza precedenti nella storia del paese. Il potere era stato diviso, per disegno, da fazioni familiari dei discendenti del fondatore della dinastia saudita.
Il potere si è disperso e ha rallentato drasticamente gli sforzi per apportare cambiamenti sociali positivi nel regno, ma mantenendo una fazione per guidarlo nella direzione preferita. Ora che il Principe Mohammad bin Salman sembra aver preso il controllo, è responsabile sia per la sua promessa di riformare internamente l’Arabia Saudita, sia delle sue lotte politiche estere, inclusa la frenata dell’influenza iraniana, e il disordine in Yemen, compresa la disastrosa situazione diplomatica con il Qatar.
La guerra in Yemen è stata un disastro politico sia per l’Arabia Saudita che per gli Stati Uniti, che sostengono direttamente il coinvolgimento saudita. È stato anche un disastro umanitario per lo Yemen. Dopo più di due anni di combattimenti, inclusi bombardamenti indiscriminati su obiettivi civili come ospedali e scuole, i ribelli Houthi, che combattono la coalizione guidata dai sauditi, controllano ancora la capitale e le grandi vie del paese. Il danno inflitto allo Yemen, ed un peggioramento dell’epidemia di colera, rendono sempre più difficile la guerra di Riyadh e dei suoi alleati ed è difficilmente spiegabile.
I continui sconvolgimenti politici in Arabia Saudita possono essere considerati come uno sviluppo necessario per un giovane paese gestito da vecchi capi. Le riforme promesse, tra cui i diritti delle donne, una maggiore trasparenza del governo e persino l’OPA in sospeso del gigante del petrolio Saudi Aramco, non sarebbero probabilmente accadute con il sistema reale che è stato destabilizzato in questi giorni. Ma l’aggressiva politica estera regionale del Principe Mohammed – incorniciata come una battaglia in bianco e nero con l’Iran e il controllo del Golfo – finora è fallita.
I fallimenti della politica estera minacciano di lasciare l’Arabia Saudita bloccata in diversi conflitti di scarso beneficio. Per una regione che desidera una stabilità, l’instabilità nell’Arabia Saudita minaccia di aggravare ulteriormente i conflitti regionali, alimentando il settarismo che potrebbe suscitare una minaccia anche terroristica.
Apr news
f.al,souf
Categorie:Cronaca, Esteri, Personaggi, Politica
Rispondi