Negli ultimi anni si sono stabiliti molti nuovi confini ma è cresciuta anche una tendenza comune di anti-globalizzazione che si è diffusa attraverso l’Occidente, facendo nascere un’ondata infuocata di nazionalismi.
Nelle società profondamente divise e in molti Paesi queste tendenze rafforzano ancora di più le divisioni esistenti e innescano nuove tensioni.
Le forze accentranti come religione, etnia e nazionalismo possono essere distruttive per il tessuto sociale in posti come la Bosnia ed Erzegovina, Israele e Palestina, Cipro, Grecia, Turchia, Irlanda del Nord e molti altri paesi e regioni, ma soprattutto quelli che hanno vissuto lunghi periodi di guerra civile ed etnica o violenza religiosa.
L’attuale tendenza di un nazionalismo crescente e aggressivo, anche se sottilmente velato come il patriottismo, minaccia di aggravare le divisioni esistenti e crearne di nuove.
Le conseguenze di tale tendenza passano alle generazione successive, e si rischia di ripetere il ciclo di violenza e demonizzazione dell’altro.
Una volta che le divisioni superano la retorica e si incastonano nella politica può diventare estremamente difficile invertire il danno, e contribuiscono, alla lunga, a creare conflitti intrastatali.
La maggior parte delle divisioni sociali non sono “ufficiali”, ma sono in qualche modo più fastidiose e persistenti, specialmente da quando vengono interiorizzate dalle persone.
Manifestazioni elettorali di etno-nazionalismo si sono infiltrate in ogni tipo di politica governativa, dall’immigrazione agli aiuti esteri, dalle elezioni interne al commercio estero.
Puntare il dito e colpevolizzare l’altroè, sfortunatamente, un metodo collaudato per accendere il consenso e consolidare il potere politico, tuttavia questa strategia potrebbe essere molto dannosa a lungo termine.
Aprnews
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Andreja Restek
Categorie:Cronaca, Esteri, Personaggi, Politica
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