La Turchia invade il Nord della Siria e libera jihadisti

UN OCHA

L’annuncio del presidente degli Stati Uniti Trump di ritirare il personale militare dalle posizioni nel nord della Siria, vicino al confine con la Turchia, ha aperto il terreno per l’invasione di Ankara.

Fino ad oggi, le forze curde hanno combattuto contro l’autoproclamato Stato islamico in Siria e hanno perso più di 11.000 combattenti nella lunga battaglia per ripristinare i territori occupati dal gruppo terroristico.

Con l’invasione turca, i combattenti curdi hanno cessato le operazioni contro le rimanenti sacche dei militanti dell’IS ancora presenti sul territorio.

Ankara ha sempre visto i gruppi curdi come una minaccia più diretta per la Turchia rispetto all’IS e Erdogan ha ripetutamente avvertito gli Stati Uniti che la Turchia non tollererà una presenza militare curda al confine meridionale. La presenza delle truppe statunitensi, anche se in numero ridotto, dissuadeva dagli attacchi turchi contro la SDF e altre forze curde. Dopo che alle truppe statunitensi fu ordinato di ritirarsi, la Turchia non ha perso tempo per iniziare subito un’offensiva.

Il 9 ottobre, il presidente turco Erdogan ha annunciato l’inizio della “Operazione Peace Spring”.

Su Twitter, Erdogan ha scritto “Le forze armate turche, insieme all’esercito nazionale siriano, hanno appena lanciato #OperationPeaceSpring contro i terroristi del PKK/YPG e Daesh nella Siria settentrionale.”

Raggruppando le forze SDF sostenute dagli USA come “PKK/YPG” e menzionando poi questi gruppi insieme a “terroristi di Daesh”, Erdogan intendeva dimostrare l’impegno della Turchia a schiacciare le prospettive di un’entità curda semi-indipendente al suo confine.

Gli F-16 turchi stanno conducendo attacchi lungo il confine insieme a bombardamenti di artiglieria e un’invasione di terra. Centinaia di persone hanno perso la vita e in migliaia hanno dovuto lasciare le loro case. Si segnalano notizie della fuga di centinaia di terroristi dell’ISIS dalle prigioni dove si trovano anche oltre 4000 foreign fighters stranieri.

I jihadisti di al Qaida stanno combattendo insieme alla Turchia contro i curdi in Siria, lo si vede dai filmati pubblicati in rete.

Sostenuti e incoraggiati anche dal discorso dell’autoproclamato califfo di un paio di settimane fa, in cui chiede un impegno a liberare i prigionieri rinchiusi nei campi, per i jihadisti tutto ciò adesso è sicuramente agevolato dai bombardamenti turchi.

Alcuni analisti prevedono che questa operazione durerà per diversi mesi. La Turchia prevede di creare una “zona sicura” per il ritorno di oltre centinaia di migliaia di rifugiati siriani che attualmente risiedono nel paese.

La Turchia ha intenzione di rimandare in Siria un numero imprecisato di rifugiati che probabilmente modificherà i dati demografici della regione del confine, un problema che si ripercuoterà in tutta l’area per gli anni a venire e quasi sicuramente porterà conflitti etnici e rimostranze settarie in futuro.

Apr news

f ag, UN OCHA



Categorie:Cronaca, Esteri, Inchieste Varie, Personaggi, Politica, Terrorismo Gruppi

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