Le proteste sono iniziate il 17 ottobre scorso. I manifestanti già radunatisi nelle piazze hanno affermato che continueranno a protestare fino alla formazione di un nuovo governo di specialisti indipendenti, in grado di salvare il Libano da successive crisi. Il 18 gennaio ci sono stati 370 feriti tra cui 142 poliziotti.
Negli ultimi mesi, a seguito dei movimenti di protesta e dei diversi scioperi, circa 70 istituzioni sono state chiuse e più di 1500 impiegati sono stati licenziati. Il potere d’acquisto è diminuito e le banche continuano a dover affrontare una riduzione delle rimesse di denaro dall’estero e dei depositi bancari.
Hanno imposto un pacchetto di misure per gestire la crisi finanziaria, tra cui la delimitazione di un massimale per il prelievo di dollari, pari a circa 1000 dollari mensili. Mentre il tasso di cambio ufficiale è ancora fissato a 1507 sterline rispetto al dollaro, il dollaro ha toccato la soglia di 2500 sterline nel mercato parallelo. Il valore della lira libanese è dunque diminuito nel mercato parallelo e la carenza di valuta forte ha causato l’aumento dei prezzi di beni e materie prime. In alcuni casi si è trattato di un aumento del 40-60%, in altri del 100%.
Il Libano è considerato attualmente uno dei Paesi più indebitati al mondo. Il valore delle obbligazioni internazionali in scadenza nel 2020 è pari a 2.5 miliardi di dollari, di cui 1.2 miliardi in scadenza a marzo. Tuttavia, la crisi economica e politica attuale rischia di creare una situazione di default, in cui Beirut potrebbe non essere in grado di rispettare le clausole del finanziamento accordate.
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F ag
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