Stato Islamico e il business del petrolio

archivio APR news

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L’autoproclamato Stato islamico continua a guadagnare milioni di dollari dai suoi giacimenti petroliferi in Iraq e Siria, nonostante i bombardamenti della coalizione che proseguono già da un anno. Le infrastrutture petrolifere sono intatte e fanno intascare loro circa $ 50 milioni di dollari al mese, che rappresentano uno dei redditi principali del gruppo nella loro guerra contro l’occidente.

Il gruppo terrorista possiede una vasta infrastruttura, che comprende le attrezzature necessarie per l’estrazione, raffinazione, produzione di energia e trasporti.

Secondo la relazione finanziaria del Gruppo, IS impiega 275 ingegneri per operare nei vari pozzi e oltre 1.107 lavoratori.

Il petrolio è venduto al di sotto del valore di mercato, $ 50 al barile e funzionari dei servizi segreti iracheni e statunitensi credono che stiano estraendo circa 30.000 barili al giorno in Siria, e tra 10.000-20.000 barili in Iraq.

Tutto questo è possibile, secondo i funzionari statunitensi, per colpa dei governi regionali, che sono coinvolti direttamente o indirettamente nel mercato del petrolio. Gran parte del materiale di cui necessita il gruppo proviene da paesi vicini, compresa la Turchia. Il gruppo recluta anche ingegneri dall’estero.

Secondo Hashem al-Hashemi, un esperto iracheno di gruppi terroristici, IS paga gli ingegneri circa $ 300 al giorno, a volte fino a $ 1.000 al giorno.

A causa dei suoi prezzi a buon mercato, molte comunità in Siria e in Iraq, in un disperato bisogno di combustibile, sono costrette a condurre affari con l’organizzazione. “E’ una situazione che fa ridere e piangere”, ha detto un comandante dei ribelli siriani al Financial Times. “Ma non abbiamo altra scelta, e noi facciamo la rivoluzione da un uomini poveri. Se qualcun altro è disponibile a darci il carburante lo accetteremo volentieri”.

Venerdì scorso, la coalizione guidata dagli Usa ha effettuato un attacco aereo su larga scala su un giacimento di petrolio in Siria. Dei 10.600 attacchi aerei della coalizione, condotti a partire dal mese di agosto del 2014, meno di 200 hanno preso di mira gli impianti petroliferi dello Stato islamico. L’ambasciatore della Siria in Russia ha stimato che circa il 40% delle infrastrutture del gruppo terroristico era stato distrutto durante le centinaia di attacchi aerei che sono stati effettuati da quando la Russia ha iniziato con i bombardamenti.

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f ag



Categorie:Cronaca, Esteri, Politica

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