I Giacimenti di Gas al Largo di Gaza: Le Implicazioni

Un giacimento di gas naturale situato al largo delle coste di Israele e della Striscia di Gaza ha assunto un ruolo di grande importanza nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas, e questo impatto si riflette anche sull’Europa. Questo articolo fornisce una panoramica sulle implicazioni di questa scoperta e la sua connessione con l’Unione Europea.

Nel Mar Mediterraneo orientale, è stato identificato un significativo giacimento di gas naturale che coinvolge direttamente paesi come Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano, Israele, Palestina (con giacimenti nelle acque di Gaza), Egitto e Libia. L’azienda statunitense Chevron ha siglato un accordo con Egitto e Israele per la gestione di uno di questi giacimenti.

L’idea di sfruttare le risorse naturali in questa regione risale al 2015, quando è stato presentato il progetto denominato EastMed durante un vertice a Gerusalemme. Questa iniziativa è stata promossa da Israele, Grecia e Cipro, enfatizzando il ruolo chiave di questi paesi come “partner fondamentali degli Stati Uniti per la “sicurezza” della zona. Questa partnership è stata ritenuta cruciale, specialmente considerando gli sforzi di Russia, Cina e Iran per espandere la loro influenza nell’area.

Gli Stati Uniti mirano a ridurre e, a lungo termine, eliminare le esportazioni russe di gas in Europa, sostituendole con il gas statunitense o controllato dagli Stati Uniti. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’ex primo ministro italiano Mario Draghi visitarono Israele nel 2021 per discutere le forniture di gas, sia tramite il gasdotto EastMed che sotto forma di gas naturale liquefatto. Questo incontro assume particolare importanza, dato che l’Unione Europea ha vietato le importazioni di petrolio dalla Russia, e von der Leyen ha dichiarato che ciò porterà all’eliminazione della dipendenza europea dai combustibili fossili russi entro il 2027.

Il 2022 è stato un anno di notevole crescita per il settore energetico israeliano, con accordi sui confini marittimi tra Israele e il Libano che hanno aperto la strada allo sfruttamento del giacimento di Karish. L’aumento dei prezzi energetici sui mercati globali e la produzione nazionale crescente hanno generato notevoli profitti dalla vendita di gas naturale per Israele. Questo assume particolare rilevanza mentre l’Unione Europea cerca di ridurre la sua dipendenza dalle importazioni russe.

La visita di Ursula von der Leyen nel 2023 e la firma di un memorandum d’intesa con l’UE e l’Egitto a Il Cairo sottolineano ulteriormente la rilevanza strategica di Israele per la sicurezza energetica europea. Anche il primo ministro Yair Lapid ha sottolineato la volontà di Israele di aumentare le esportazioni di gas naturale, con l’obiettivo di sostituire fino al 10% delle importazioni europee di gas dalla Russia. Tuttavia, le esportazioni israeliane devono ancora raggiungere questa cifra, poiché nel 2022 sono state esportati circa 10 miliardi di metri cubi, al di sotto dei 15,5 miliardi necessari.

La strategia energetica di Israele prevede un aumento delle esportazioni di gas verso l’Egitto e la costruzione di infrastrutture per l’esportazione di gas naturale liquefatto.

La cooperazione tra Israele e l’Unione Europea nel settore energetico non si limita al gas naturale, ma si estende anche alle energie rinnovabili e all’idrogeno. Diverse compagnie israeliane operano in questi settori del mercato energetico europeo, testimoniano la vastità della collaborazione tra Israele e l’UE, che abbraccia sia le risorse tradizionali come il gas naturale che le tecnologie energetiche del futuro.

Negli ultimi due decenni, Israele è passato da essere un Paese dipendente dalle importazioni di idrocarburi a esportatore di gas naturale, rafforzando i legami con i partner europei. Sorprendentemente, la questione palestinese non ha ostacolato questi rapporti energetici e commerciali. Un approccio cooperativo sembra essere la via intrapresa nelle relazioni con l’Egitto e i Paesi che hanno firmato gli Accordi di Abramo, considerati partner chiave nella transizione energetica.

Tuttavia, va notato che recentemente, a causa degli scontri in corso, la compagnia energetica statunitense Chevron ha annunciato l’interruzione della produzione nel giacimento di gas naturale di Tamar, situato nel Mediterraneo orientale. 

Questa situazione può avere ripercussioni sulle dinamiche energetiche regionali e richiederà attenzione da parte degli attori coinvolti. 

La situazione è particolarmente preoccupante in quanto la guerra tra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre che ha causato oltre 10.000 morti, potrebbe nascondere le mire di sfruttamento del maxi giacimento al largo di Gaza. 

Apr news 

Andreja Restek 



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