La guerra per il gas naturale

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Israele ha raggiunto un accordo con la società egiziana Dolphinus Holdings per l’esportazione di gas naturale per un valore di 15 miliardi dollari e la durata di 10 anni. Secondo il governo israeliano, dopo il trattato di pace firmato nel 1979, è il più grande accordo di esportazione tra i due paesi.

Un tempo esportatore di gas naturale, che vendeva persino ad Israele, l’Egitto ora lo importa.

Ma le politiche interne e le rivalità regionali minacciano le prospettive economiche legate al business del gas non solo per l’Egitto, ma anche per Israele, Libano e Cipro.

Le tensioni tra Israele e Libano per le aree contestate, cioè i confini marittimi, sono aumentate.

Il Libano ha lanciato una gara d’appalto per l’esplorazione nei “Blocchi 4 e 9” che si trovano al largo delle coste libanesi. Un consorzio internazionale – Total (Francia), Novatek (Russia) e Eni (Italia) – ha firmato due accordi di esplorazione nei due blocchi, con una clausola che riconosce la disputa tra Libano e Israele e che il lavoro nel Blocco 9 non interferirà con nessun lavoro futuro.

Dopo diversi round di colloqui con le entrambe parti, l’assistente del Segretario di Stato per gli affari del Vicino Oriente degli Stati Uniti, David Satterfield, ha cercato di organizzare colloqui diretti tra i due paesi, ma senza successo, lo sforzo è fallito il 21 febbraio scorso perché nessuna delle parti era disposta ad incontrarsi.

La tensione è salita quando il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha dichiarato che la questione del gas naturale era il punto più importante per il Libano e ha avvertito il governo di non cedere a Tel Aviv. Nasrallah ha anche minacciato attacchi alle infrastrutture israeliane di gas naturale offshore, dichiarando, se il comando militare avesse deciso di procedere, “prometto che smetteranno di lavorare in poche ore.” Il bisogno del Libano di sfruttare maggiormente le riserve di gas naturale, insieme alle tensioni con Israele, complica ulteriormente quella che è già una sfida costosa e instabile. Il problema non sarà risolto facilmente e rischia di diventare più controverso.

Un’altra questione che ostacola l’esplorazione del gas naturale è una delle rotte che deve percorrere.

Israele produce molto più gas di quello che può usare o addirittura trasferire in Egitto. E’ stata firmata un’intesa per la costruzione di un oleodotto che va in direzione nord, sotto il Mediterraneo, verso l’Unione Europea che è desiderosa di uscire dalla dipendenza dal gas della Russia.

Anche Cipro ha riserve di gas significative nel suo giacimento di Afrodite, ma la Turchia respinge apertamente le affermazioni di Cipro, dicendo che il gas deve essere diviso con i turco-ciprioti. Il 22 febbraio, il ministro turco dell’Energia Berak Albayrak ha affermato che il suo paese non consentirebbe l’esplorazione del gas “unilaterale” al largo delle coste di Cipro; infatti Ankara ha inviato navi da guerra per bloccare le piattaforme nelle ultime settimane.

Come nel caso israelo-libanese, anche la questione sui diritti del gas naturale tra Turchia e Cipro continuerà a infiammare le tensioni, con scarse prospettive per un futuro accordo amichevole.

Apr news



Categorie:Esteri, Politica

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