Nel 1989, il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan segnò la fine della occupazione durata 10 anni. L’invasione russa aveva provocato una lunga guerra per l’indipendenza e aveva frammento il paese cambiando per sempre il panorama politico.
L’improvviso vuoto di potere dell’era post-sovietica ha provocato un’ondata di combattimenti e le fazioni armate hanno cominciato a conquistare il territorio.
Al nord, le persone si riunivano attorno all’Alleanza del Nord e al suo leader Ahmed Shah Masood, conosciuto come il “Leone del Panshir”.
Nel 1994, nel Sud e nell’Est un altro movimento cominciò ad affermarsi nelle zone di maggioranza etnica Pashtun. Si chiamavano talebani ed erano sostenuti militarmente dal vicino Pakistan.
Quando la cortina di ferro cadde, l’azienda americana di gas e petrolio Unocal (Union Oil Company of California) invio un suo rappresentate ad esplorare i territori dell’ex Unione Sovietica che si imbatté nelle riserve di gas in Turkmenistan.
“Il Turkmenistan era bloccato dalle riserve e dal mercato”, afferma John Imle, ex CEO di Unocal.
I piani di Unocal consistevano nel costruire due oleodotti, che avrebbero attraversato il Turkmenistan, l’Afghanistan, il Pakistan e l’India, della lunghezza di oltre 1.700 km. L’Afghanistan era destinato a guadagnare $ 400 milioni all’anno per il solo passaggio dell’oleodotto, il che avrebbe notevolmente arricchito le entrate del governo afghano in quel momento.
“I talebani volevano la ricostruzione del paese, ecco perché eravamo interessati a lavorare con Unocal”, ha dichiarato Wakil Ahmad Muttawakil, ex segretario agli esteri talebano.
“In tutto il mondo c’era la percezione che Unocal lavorasse con il governo degli Stati Uniti per promuovere i Talebani come unico gruppo stabile per il futuro controllo dell’Afghanistan.
“C’era la speranza da parte di alcuni che se questo gasdotto fosse stato costruito, sarebbe diventato una fonte di stabilità e di sviluppo per l’Afghanistan, quella stabilità avrebbe significato che i talebani sarebbero diventati la forza che governava il Paese”, dice Julie Sirrs, ex ufficiale
dell’Agenzia di intelligence della difesa Usa.
Nel settembre del 1996, dopo la conquista di Kabul, i talebani giustiziarono l’ex presidente Mohammed Najbullah che era stato risparmiato dall’Alleanza del Nord.
Nel frattempo il consiglio riunito dall’ONU, dove c’erano gli interessi della Banca mondiale e della Banca asiatica, che aveva il compito di formare un governo unito e riconosciuto , fallì.
Il capitolo al-Qaeda
Unocal proseguì con i suoi piani e portò i vertici dei Talebani a Sugar Land, Texas nella sede Unocal per discutere del progetto.
In Afghanistan, nello stesso tempo, un nuovo esponente di punta, Osama bin Laden, si ristabilì nel Paese dopo il dominio sovietico.
L’amministrazione di Bill Clinton, consapevole del valore del gasdotto, continuò nei suoi sforzi per convincere il regime dei Talebani a una collaborazione. Tuttavia, gli attentati del 1998 dell’ambasciata americana a Nairobi, rivendicati da al-Qaeda, cambiarono tutto.
I piani per sostenere i talebani come speranza di “stabilità” dell’Afganistan si rivelarono fallimentari.
“Bin Laden dichiarò guerra all’America e il simultaneo bombardamento delle ambasciate in Tanzania e in Kenya ci mise sul piede di guerra con Osama bin Laden da quel momento “, ha dichiarato Nancy Soderberg, ex ambasciatore US presso le Nazioni Unite.
Un “tappeto d’oro” o un “tappeto di bombe”
Nel 1997, il presidente americano Bill Clinton ordinò il bombardamento delle basi di al-Qaeda in Afghanistan. Diversi membri furono uccisi, ma Bin Laden sfuggì illeso.
Dopo questi avvenimenti, Unocal decise di ritirarsi dal progetto.
“Ricordo quando il presidente Clinton inviò alcuni missili Cruise in Afghanistan …. fu allora che dissi al mio capo e al consiglio di amministrazione che era giunto il momento di ritirarsi e che la situazione non si sarebbe normalizzata cosi presto”, ha dichiarato Marty Miller, ex-vicepresidente di Unocal.
Fu in quel momento che i talebani divennero diffidenti nei confronti di Osama bin Laden e della portata degli attacchi internazionali di al-Qaeda, che stava cercando di fare dell’Afghanistan una base per le proprie attività.
Con i negoziati dell’oleodotto appesi a un filo e la minaccia di al-Qaeda che incombeva sul governo degli Stati Uniti, l’America invase l’Afghanistan dopo l’11 settembre.
Mentre lo scopo dichiarato dell’invasione Usa era quello di smantellare Al Qaeda, secondo i talebani invece l’attacco era una scusa per rimuovere quest’ultimi dal potere.
Secondoalcunefonti, ai funzionari talebani fu dettoche potevano accettare un “tappeto d’oro” o un “tappeto di bombe”.
“Non è impossibile che i talebani tornino al potere: fanno parte della società, sono un elemento per arrivare alla pace”, disse Nancy Soderberg.
2018 – Il gasdotto TAPI
Il gasdotto TAPI, che prende il nome dalle iniziali di Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan e India, avrà un costo di oltre 10 miliardi di dollari finanziati dalla Asian Development Bank, unirà lungo 1814 chilometri di tubazioni i giacimenti turkmeni di Galkynysh alla città indiana di Fazilka (appena oltre il confine pakistano) consentendo al Turkmenistan di esportare, a partire dal prossimo anno, 33 miliardi di metri cubi di gas all’anno preziosi per le economie di Pakistan e India.
La pipeline, progettata oltre 20 anni or sono e mai realizzata proprio a causa del conflitto afghano, è destinata a portare in Pakistan e India il gas estratto nei giacimenti turkmeni attraversando da nord a sud l’Afghanistan, è stata completata nel tratto iniziale che raggiunge la città afghana di Herat e dovranno ora prendere il via i lavori che riguardano lo sviluppo dell’infrastruttura verso Farah, la provincia di Helmand e Kandahar fino a raggiungere il confine pakistano.
Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha dichiarato il 22 febbraio 2018 che “il TAPI è un importante progetto economico per l’Afghanistan” ricordando che “il primo contratto per la sua costruzione fu firmato quando eravamo al governo dell’Emirato islamico dell’Afghanistan (1996-2001)” e aggiungendo che “nelle aree sotto il nostro controllo annunciamo l’appoggio al progetto”.
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